sabato 15 ottobre 2011

happy days - giorni felici a Lugano

Dopo tanto silenzio, il teatro torna a farmi parlare.

Da 'La Regione Ticino' del 15 ottobre 2011

Giorni felici con il nostro teatro
Il debutto del TeatroX apre al Foce ‘Home’, spazio per le compagnie della Svizzera italiana
di Valentina Grignoli



«Un altro giorno divino», esclama Winnie. La tragica eroina di Happy Days , abbassa poi la testa, guarda di fronte a sé, giunge le mani sul petto, chiude gli occhi e si dedica a una silenziosa preghiera «in amor di Gesù Cristo».
Questo l’inizio di una delle opere più discusse di Samuel Beckett e al contempo più rappresentative del suo pensiero. In Happy Days il drammaturgo irlandese mette in scena la semplice e terrificante situazione di una donna di 50 anni, Winnie, interrata nella sabbia prima fino alla vita e poi fino al collo. La donna sembra non accorgersi dell’incresciosa situazione in cui si trova, e continua ‘a recitare’ la vita di tutti i giorni, riempiendola con un chiacchiericcio senza senso che non riceve risposta da parte del marito, Willie. Un dramma borghese, incarnato da due personaggi altrettanto borghesi, sviscerato e svuotato però delle sue componenti significative per mettere in evidenza la cruda realtà di un ostinato attaccamento alla vita, perfino nelle condizioni più estreme.

L’opera di Beckett è stata rappresentata ieri sera al Teatro Foce di Lugano dalla compagnia di Lugano Gandria TeatroX, con Patrizia Barbuiani, nel ruolo di Winnie, e Gabriele Marangoni in quello di Willie (un debutto seguito dalle repliche di stasera e domani alle 20.30). L’opera ha aperto la rassegna Home dedicata interamente alle compagnie, come dice il nome, di casa nostra.
Patrizia Barbuiani, che abbiamo incontrato, a ridosso del palcoscenico, a poche ore dalla prima, ci parla del suo GiorniFelici - HappyDays . La scena è inequivocabile: al posto della distesa d’erba inaridita e del montarucco di sabbia, richieste nelle note di regia beckettiane, troneggia un gigantesco ed emblematico vestito da sposa che imprigionerà la nostra eroina. La Barbuiani aderisce infatti, e ne fa Leitmotiv dello spettacolo, alla teoria di Annamaria Cascetta (professore ordinario in Discipline dello spettacolo), secondo la quale esiste un nesso tra la creazione dell’opera da parte di Beckett nel 1961 e il suo matrimonio di convenienza, avvenuto lo stesso anno con la sua ormai ventennale compagna Suzanne Descheveaux Dusmenil.



«Questo, la coincidenza tra i due accadimenti, è stato il punto di partenza per rivedere lo spettacolo in sé, entrare da una porta particolare». Ci spiega l’attrice Barbuiani, che continua: « Ho trasformato la scena creando l’emblema del matrimonio attraverso il vestito, che si riallaccia però alle direttive di regia: sull’abito stesso ci sono i fiori e l’erba ».
E il testo? « Rimane identico. La sola cosa che abbiamo aggiunto è la musica, creata appositamente ed eseguita dal vivo da Gabriele Marangoni ».
La regista ha deciso di trattare uno dei molteplici aspetti di Happy Days , la situazione di una donna cinquantenne imprigionata nella relazione con il marito Willie. L’opera però si presta anche ad altre tematiche, forse legate più al testo stesso e allo svuotamento di senso del dramma, oppure alla tragicità di una donna che non si rende conto della sua situazione e continua a vedere ‘felici’ i propri giorni... «Infatti, la figura in sé della protagonista e questo suo modo di essere, la sua grande paura del silenzio, lo stato di alienazione vengono riempiti con le parole, con le azioni ripetitive, per non guardare in faccia una realtà e una verità piuttosto scomode ».

Una critica alla vita matrimoniale quindi? « Ci sono molti aspetti toccati da Beckett che fanno parte della vita di una donna, quando arriva a cinquant’anni, e sul tipo di rapporto fra uomo e donna. Nella figura del marito che c’è, ma è come se non ci fosse, per esempio. È un testo fantastico perché ha molte chiavi di lettura ».
Winnie però non perde la fiducia, guarda verso il cielo, ponendo ogni sua speranza in quella 'grazia divina' che così facilmente consola.
Questo dunque lo spettacolo che apre la rassegna Home, promossa dal Dicastero Giovani ed Eventi, che da anni collabora attivamente con le compagnie della Svizzera italiana e che ne vuole mettere in evidenza, per questa stagione 2011/2012, le nuove creazioni. Le 12 compagnie teatrali sono state fotografate da Jacek Pulawski, acuto esecutore di ritratti per il lancio della rassegna, lancio che è stato curato graficamente da Damiano Merzari.
Home, perché il palcoscenico dello studio Foce è quello di casa, per radicare il nesso evidente che lo spazio ha con il territorio e mostrare la valida presenza creativa di chi, in Ticino, si esprime con qualità attraverso il teatro e la musica. Per non ritrovarci, come la Winnie di Beckett, a dire: «Eh, sì, così poco da dire, così poco da fare, e una tale paura, certi giorni, di trovarsi… con delle ore davanti a sé, prima del campanello del sonno, e più niente da dire, più niente da fare, che i giorni passano, certi giorni passano, passano e vanno, senza che si sia detto niente, o quasi, senza che si sia fatto niente, o quasi».