lunedì 19 dicembre 2011

su il sipario! di Valentina Grignoli
‘Sagra’, il sacrificio alla primavera si fa danza creativa con il Progetto Brockenhaus

da 'LaRegioneTicino' del 19 dicembre 2011
"Il mistero dell’improvviso sorgere del potere creatore della primavera. Non c’è storia...". La citazione è di André Boucourechliev, da Stravinsky,e la leggiamo sul retro del programma di scena di Sagra , presentato da Progetto Brockenhaus sabato sera allo Studio Foce (nel programma di Home ). In scena un mistero, più misteri, la creazione incalzante, e un ritmo, una composizione, che ci condurranno, senza storia apparente e in crescente tensione, alla sfrenata danza di un finale vorticante.
Progetto Brockenhaus, gruppo di teatro di movimento formatasi nel 2008 da sei danzatori-attori, si è ispirato per Sagra all’opera di Stravinsky, quel Sacre du Printemps che il 29 maggio del 1913 scandalizzò Parigi. Le testimonianze scritte del debutto con le coreografie di Nijinsky, i diari dello stesso contestato coreografo (al quale peraltro fu attribuita parte della responsabilità del fiasco), ma in primis la musica stessa, fanno da motore alla creazione di questo prezioso spettacolo.
 
La compagnia, affascinata dal leggendario scandalo in occasione del debutto dell’opera musicale, ha voluto «restituire una propria rilettura di gesti e sensazioni che la messa in scena provocò in tale occasione», e allora saranno rappresentati a turno e in una danza continua i ballerini, il coreografo, il direttore di scena. Sul palco dello Studio Foce non viene messo in scena il rituale stesso della Sagra che aveva ispirato Stravinsky, quel rito sacrificale pagano nella Russia antica all’inizio della primavera, nel quale un’adolescente veniva scelta per ballare fino alla morte con lo scopo di propiziarsi la benevolenza degli dei in vista della nuova stagione, ma ne risentiamo continuamente l’eco. Grazie alla musica, che appare e scompare e ci tiene sospesi, e grazie soprattutto alla danza dei quattro attori, che con grazia e potenza ci riportano dalla dimensione primitiva del rituale alla frenetica forza di un ritmo devastante.

Un regista visionario dirige la scena con un megafono, dando forma alle proprie visioni. E allora uomini in completo con maschere di scimpanzé – contemporanei King Kong –, iniziano una danza sotto il suo sguardo trasognato e attento, interrotti poi da una provocante Marilyn Monroe che dirompe con la sua femminilità sul palco, e continuamente la figura di Pier Paolo Pasolini che torna sulla scena. 

Il nostro immaginario creativo contemporaneo incontra così le parole di Nijinsky in uno spazio scenico che vuole sottolineare, nell’intento della compagnia, 
come sia facile farsi « fagocitare dalla vita nel tentativo di realizzare le proprie idee ».
Uno spettacolo performance, Sagra , una danza che mette in scena la grande bravura dei ballerini-performer e che cattura lo spettatore. 
Un evento speciale che merita un grande applauso, perché è un piacere poter assistere a rappresentazioni di qualità, dall’ideazione, alla creazione.
Il Ticino è un terreno fertile, molte sono le creazioni, parecchie le compagnie, ma spesso c’è confusione d’intenti, e diversi sono i livelli delle rappresentazioni in cartellone. Progetto Brockenhaus è una preziosa realtà che qui spicca per la serietà di un lavoro innovativo e di ottimo livello.

sabato 3 dicembre 2011

'Buchettino', rapiti dalla magia del racconto
di Valentina Grignoli da 'LaRegioneTicino' del 2 dicembre 2011

Buchettino 'ascoltava molto e parlava poco'. Settmo di sette fratelli, meglio conoscuto dai più come Pollicino, egli si discosta infatti dallo schema svegliarsi-mangiare-dormire, che permea gli altri protagonisti della celebre favola di Perrault, e con arguzia e coraggio riesce a portare in salvo i suoi fratelli.
Così noi, come lui, spettatori e protagonisti al tempo stesso, veniamo invitati ad ascoltare lo spettacolo 'Buchettino', messo in scena dalla Socìetas Raffaello Sanzio (una delle più innovative compagnie del teatro di ricerca italiano). La magia ha inizio. Il pubblico si ritrova d'incanto in uno stanzone colmo di letti a castello, per taluni la stiva di una barca, per altri una camerata in colonia. Ognuno ha il proprio letto nel quale coricarsi, comodo giaciglio immerso nel profumo di pino ed eucalipto. Siamo tornati bambni e asiamo pronti ad ascoltare la favola, magistralmente raccontata da una narratrice, Monica Demuru, che darà voce a tutti i personaggi facendoli rivivere anche gestualmente. Una sedia, un grosso libro rosso e una lampadina che oscilla sopra l'attrice gli unici oggetti in questa stanza dove il mondo esterno sembra bandito.

La storica creazione (1995) della Compagnia di Romeo Castellucci e Chiara Guidi, che ne curano la regia, non smette di stupire, commuovere e appassionare. Non si tratta semplicemente di ascoltare una fiaba: ogni spettatore è portato a riviverla. Sommersi nell'oscurità, i sensi dell'udito si acuiscono e inizia quel viaggio nel mondo della fantasia che solo da bambini sapevamo compiere. Per tutto il tempo della narrazione, in un climax di tensione che giunge all'estremo con l'arrivo dell'Orco, si odono i rumori di quanto accade. E allora portoni che si aprono, stoviglie, uccellini, passi pesanti che rimbombano invadono lo spazio: una cassa di risonanza che ci porta alla purezza delle sensazioni. Da fiaba, Buchettino diventa un evento privilegiato, dove la voce acquisisce quella particolare funzione impostagli dalla Socìetas: senza essere veicolo di senso, essa si libera dalla parola e acquisisce una forma speciale secondo la quale non è più importante cosa si pronuncia, ma come.