mercoledì 8 febbraio 2012

‘I fisici’, lo spettacolo di Dürrenmatt all’Agorà di Magliaso

di Valentina Grignoli, La Regione dell'8 febbraio 2012


Sono passati quasi cinquant’anni (l’anniversario cade il 21 febbraio) dalla prima di Die Physiker a Zurigo, le dinamiche mondiali sono cambiate, ma l’attualità dell’opera di Friedrich Dürrenmatt è intatta. È vero infatti che se a modificarsi sono gli assetti e gli equilibri di potere del nostro globo, lo stesso non vale per quei concetti fondamentali che stanno alla base di potere, genio e libertà.
I fisici è una tra le pièce più famose del drammaturgo svizzero, scritta a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando la seconda guerra mondiale era ancora un fresco ricordo e la guerra fredda, gli esperimenti sulle fissioni nucleari, erano la realtà. Una ‘commedia nera’, dove il pessimismo di fondo si unisce all’umorismo, al sarcasmo e al cinismo in un grottesco sempre più spettacolare, attraverso la quale l’autore vuole denunciare le tragiche conseguenze delle scoperte scientifiche (il riferimento alla guerra atomica è subito evidente), l’abuso di potere sulle menti geniali e la responsabilità degli scienziati nella divulgazione delle proprie scoperte. Ma rimane una commedia, perché, come diceva bene Ionesco ‘ Il comico, occhiata diretta nell’assurdo, contiene più disperazione del tragico ’.

I fisici è in scena, rivisitata, sino al 12 febbraio all’Agorà Teatro, con la sapiente regia di Claudio Orlandini, marchio di fabbrica di questa piccola ma fertile realtà a Magliaso. Una rappresentazione che conferma il lavoro di qualità dell’associazione culturale fondata dallo stesso regista e da Marzio Paioni. Gli attori de I fisici sono freschi della formazione di Agorà Teatro, e si intravede nella loro recitazione quel lavoro di ricerca sull’espressività umana insito in ogni attore, che contraddistingue il percorso artistico di questa scuola (sorta di ‘satellite’ ticinese di Quelli di Grock di Milano). Un lavoro che rende pienamente omaggio al capolavoro di Dürrenmatt, dove il grottesco è sempre presente in tutte le sue variazioni.

Nello spazio angusto di Magliaso, che vuole ricostruire (e ci riesce) le stanze della casa di curamanicomio Les Cérisiers, vediamo alternarsi i cinque attori in quasi tutti i ruoli della pièce:
incontriamo Möbius, il fisico svizzero che finge di vedere e colloquiare con Re Salomone per salvaguardare le sue scoperte scientifiche; Beutler, detto Newton ma in realtà Kilton, ed Ernesti, detto Einstein ma in realtà Eisler, due fisici di potenze contrapposte che vogliono sottrarre il lavoro di Möbius.

Con loro la luciferina direttrice della clinica, la signorina Mathilde von Zahnd, unica erede ancora sana (a suo dire) di un’antica e nobile stirpe, che ha maniacali mire egemoniche; le sue belle infermiere, l’agente di polizia e l’altro personale ausiliario.
Punto di partenza l’omicidio di un’infermiera, al quale seguirà un’indagine, che presto si trasformerà nella scoperta di un mondo dove il limite tra genio e follia viene inesorabilmente infranto. Uno spettacolo ricco di colpi di scena, ritmato da canzoni simili a didascalie brechtiane, dalla scenografia mobile e intrigante, che porta lo spettatore a una verità valida ancora oggi: ‘ Ci sono dei rischi che non bisogna correre, mai. E uno di questi è la distruzione dell’umanità ’. Antonella Gabrielli, Michele Gianella, Ruben Moroni, Philippe Schafer e Michela Zanetti fanno rivivere, tra risa e spaventi, tra prigioni e maschere, il dramma di una libertà possibile solo se muta, in maniera fresca e vitale. ‘ Pazzi, eppure saggi. Prigionieri, eppure liberi. Fisici, eppure innocenti ’.

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